“Il ritorno è un momento fondamentale dell’emigrazione italiana. Oltre ai picchi registrati negli anni ’20 e ’50, è possibile stimare un trend costante che, per il decennio 2001/2011, si attesta attorno alle 40.000 unità”. Lo ha affermato Maddalena Tirabassi del Centro Altreitalia, Globus e Locus, intervenendo stamani al Convegno organizzato dal Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana dal titolo “L’emigrazione italiana: un percorso a senso unico?”.
“Raramente i fenomeni migratori sono a senso unico: non a caso, relativamente all’Italia, è possibile stimare finora il rientro di un terzo dei connazionali emigrati. ci sono diverse tipologie e cause del rientro: coloro che tornano in patria dopo un’esperienza fallimentare e coloro che rientrano dopo aver raggiunto il proprio obiettivo, rientri “forzati” e causati dalla crisi economica dei Paesi di destinazione. Un’attenzione a parte meritano i “falsi rientri”, finalizzati esclusivamente all’acquisizione della cittadinanza italiana”.
“Oggi le forme più attuali di migrazione, la cosiddetta “fuga dei cervelli”, registrano un netto aumento delle persone in uscita ed una drastica riduzione del numero di coloro che ritornano in patria. Il fenomeno resta comunque difficilmente quantificabile, anche perché pochi giovani si iscrivono all’AIRE; ma è anche altrettanto vero che i giovani si sentano sempre più liberi di partire e sempre meno liberi di tornare. Il rischio è che si interrompa la circolarità di movimento che ha da sempre caratterizzato l’emigrazione italiana” ha concluso Tirabassi. (30/11/2011 – ITL/ITNET)