Braccianti migranti. Agricoltura, territorio e lavoro stagionale nell'Italia contemporanea: storia e scienze sociali a confronto

3 ottobre 2014, ore 10-18

Roma, Centro Studi Emigrazione, via Dandolo 58

La giornata di studio si propone di mettere a confronto ricercatori che pur provenendo da esperienze diverse condividono l’attenzione per lo studio delle campagne italiane, in particolare rispetto ai fenomeni di mobilità dei lavoratori e delle lavoratrici.
 

Per mobilità intendiamo tutti quei movimenti migratori, piccoli e grandi, su scala provinciale come su scala intercontinentale, che in passato si sono diretti verso alcune importanti aree produttive e che ancora oggi si rivolgono a seconda delle stagioni e a seconda dei mercati verso le medesime zone. Il legame tra società rurali e processi migratori ha rappresentato e rappresenta un nodo centrale nel profilo economico e sociale di numerosi territori; tale legame ha modificato in profondità i rapporti di produzione, ha generato conflitti sociali, ha inciso sull’organizzazione del mercato del lavoro. Su tali questioni vi è una ricca tradizione di ricerca. Negli anni Settanta e Ottanta hanno è fiorita un’importante stagione di ricerca. Nel campo della storia, numerosi studi hanno ricostruito e analizzato le trasformazioni delle società rurali, la modernizzazione della produzione, le bonifiche, le migrazioni interne, le trasformazioni dei rapporti di potere soprattutto al Sud, e hanno fornito nuove importanti riflessioni, ad esempio, sulla “questione meridionale”. Prodotti importanti di quella stagione sono stati molti saggi nei volumi dedicati alle Regioni nella Storia d’Italia Einaudi, la Storia dell’agricoltura italiana in età contemporanea curata da Piero Bevilacqua (Marsilio) e i molti libri di studiosi come Crainz, Lupo, Gribaudi, D’Attorre, Petrusewicz. Contemporaneamente, importanti studi sociologici e antropologici – realizzati da ricercatori italiani e stranieri – approfondivano tematiche quali “la problematica territoriale dello sviluppo italiano” (Bagnasco, Trigilia), il mercato del lavoro agricolo (Pugliese, Mottura), le differenti caratteristiche delle società rurali nelle regioni meridionali (Schneider, Piselli/Arrighi, Davis, ecc.), l’emigrazione dalle aree rurali (Piselli, Signorelli), le organizzazioni criminali e mafiose.

Negli stessi anni viveva l’ultima stagione del movimento bracciantile e dell’impegno sindacale e politico a favore di quel mondo, sulla spinta degli avvenimenti di Avola e di Battipaglia e della legge 83 del 1970, che affidava alle organizzazioni sindacali un ruolo importante nell’organizzazione del mercato del lavoro agricolo attraverso le “commissioni comunali di collocamento”.

Tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta, però, molto è cambiato. Il movimento bracciantile è scomparso; i braccianti (e i caporali) stranieri hanno sostituito in buona parte gli italiani, soprattutto nelle mansioni più umili e faticose del lavoro agricolo; il collocamento pubblico in agricoltura è stato smantellato; la liberalizzazione dei mercati dei prodotti agricoli, le politiche dell’Unione Europea  e la posizione predominante conquistata da pochi grandi gruppi della Distribuzione Organizzata hanno messo sotto pressione il mondo agricolo, costringendo alla chiusura molte piccole aziende.

A metà degli anni Duemila, l’attenzione del mondo sindacale e associativo nonché dei ricercatori accademici è tornata a focalizzarsi sulle società rurali e sul lavoro agricolo, ora profondamente cambiati. Nuove importanti ricerche sono state realizzate o sono in corso, dalla Sicilia alla Pianura Padana. Tuttavia, le conoscenze e le analisi costruite negli scorsi decenni sembrano ancora poco utilizzate dagli scienziati sociali per comprendere i processi in atto; allo stesso modo, è raro che il patrimonio di pratiche di intervento che il movimento sindacale e bracciantile aveva accumulato venga preso in considerazione per elaborare nuove strategie nel contesto attuale.

Per ricostruire questi fili, ci pare importante organizzare un momento di confronto tra studiosi di diverse generazioni e di diverse discipline che si occupano di lavoro agricolo e migrazioni, tematizzando a partire da alcuni territori specifici i legami tra economia, lavoro e spostamenti di popolazione. Si tratta naturalmente di una prima esplorazione, alla quale speriamo possano seguire altri percorsi e altre iniziative. Crediamo infatti che oggi occuparsi delle società rurali abbia un valore strategico per comprendere i legami tra la dimensione locale e internazionale dello sviluppo economico, le trasformazioni sempre più veloci nel mercato del lavoro, i conflitti che a diversi livelli crescono e si moltiplicano.

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Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di studi sulle società del Mediterraneo

 

Centro Studi Emigrazione Roma

 

Programma Firb-Miur “Frontiere mediterranee”

 

Meridiana. Rivista di storia e scienze sociali

 

Curatori scientifici: Michele Colucci e Domenico Perrotta

 

Informazioni: colucci@issm.cnr.it     domenico.perrotta@unibg.it

 

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